La condizione della donna durante
il regime e' spesso usata come prova del maschilismo fascista, che mirava a
relegare l'universo femminile nell'ambito familiare, in uno stato di
subordinazione totale, utile solo a procreare "uomini nuovi" per la
Patria. Se da un lato queste
ricostruzioni possono trovare conferma in alcuni aspetti del modello femminile
fascista, che riconosceva alle donne la funzione importantissima di madre e
sposa, di angelo del focolare e custode della famiglia, va ricordato dall'altro,
come ad esempio proprio nei primi anni del regime lo stesso Mussolini varò una
legge che sanciva il diritto al voto amministrativo alle donne! La donna
fascista fu tra le prime in Europa a godere della tutela sul lavoro: "Il
Fascismo ha tributato alla donna l'equo riconoscimento del suo valore [...], ha
sancito, con una geniale legislazione che riscuote l'ammirazione di tutto il
mondo civile, la tutela e la protezione che le spettano come madre e come
lavoratrice" (1)."Elevata e potenziata, la donna fascista si pone
quale elemento nuovo, filiale e fraterno, nella società nuova cui il fascismo
ha dato vita e calore, colore e significazione" (2). Vennero varate una
serie di riforme sociali a favore della donna come l’Opera Nazionale Maternità
ed Infanzia (OMNI), allo scopo di tutelare ed assistere le madri e la loro
prole in casi di difficoltà lavorative, economiche e sociali. O l’istituzione dell’Opera Nazionale Balilla,
dove anche le “Piccole Italiane” prima e “Giovani Italiane” poi, poterono
usufruire al pari dei loro coetanei maschi, di attività organizzate dallo
Stato. "Se una donna si limitasse,
per apatia o per egoismo, alle cure domestiche e impiegasse il tempo libero
solo a fare la calza, verrebbe meno ai suoi doveri verso la societa' " (3).
"Giammai dovremmo stancarci di proclamare e di sostenere questo principio:
che, oggi, non solo l'uomo ma anche la donna deve guadagnarsi il pane col
sudore della sua fronte e che, a colei che lascia i quieti ripari casalinghi
per entrare nella selva selvaggia del mondo, deve essere tributata protezione e
rispetto" (4). Sottolineando l'epoca storica in cui effettivamente il
Fascismo governo', ovvero gli anni 20-30, e' bene ricordare che per il Regime
la donna ricopriva un ruolo essenziale nella societa'. Le limitazioni imposte
dal regime miravano soprattutto a mantenere intatta la femminilita' della
donna, valorizzando l'importanza della famiglia e del suo ruolo come madre."[...]
Crediamo necessario che la donna rimanga e sia essenzialmente donna, vogliamo
sostenerne i diritti, additarle i doveri sempre piu' numerosi e le
responsabilita'." (5). "La donna fascista - pur preparandosi per ogni
eventualità a dare al Fascismo tutto quanto è nei limiti delle sue possibilità
femminili e anche più eviterà, quando non sia richiesto da una assoluta
necessità, di assumere atteggiamenti maschili e di invadere il campo
dell'azione maschile, perchè sa che la donna può molto giovare all'ideale per
cui lavora se cerca di sviluppare in bene le sue attitudini femminili, anziché
cimentarsi nel campo dell'azione maschile, dove riuscirebbe sempre imperfetta e
non riscuoterebbe la fiducia necessaria allo svolgimento della sua
propaganda." (6). Inserisco a proposito due documenti tratti dal libro
"Fascismo storia e interpretazione" dello storico Emilio Gentile : "Una
funzione importante, nell'ambito dell'organizzazione e della mobilitazione
delle masse, era assegnata ai Fasci femminili. Il fascismo ostento' la sua
esaltazione della virilita' maschile e il suo antifemminismo, e riservo'
soltanto ai maschi l'attivita' politica dirigente, confermando per la donna, in
generale, il ruolo tradizionale di sposa, madre ed educatrice, subordinata
all'uomo. Nello stesso tempo, tuttavia, sia pure in modo contraddittorio, la
politica del fascismo imponeva una diversificazione del ruolo della donna nella
famiglia e nell'organizzazione dello Stato totalitario. Alla donna, in quanto
sposa e madre, era affidato il compito di produrre figli per la patria e di
allevarli nei suoi primi anni; alla donna, in quanto educatrice fascista
militante del partito, era assegnato il compito di contribuire all'educazione
dell' "uomo nuovo", impegnandosi pero' fuori della famiglia,
nell'ambito delle organizzazioni del partito, e quindi assumendo un ruolo non
secondario nella vita pubblica del regime. Attraverso il partito, veniva cosi'
emergendo, a lato del modello tradizionale della donna regina della casa e
angelo del focolare, il modello di una "donna nuova" che partecipava
attivamente, pur entro i confini della funzione assistenziale e pedagogica,
alla vita del partito" (7. E ancora : " Per quanto riguarda la donna, studi
recenti dimostrano che il fascismo, come abbiamo avuto già occasione di
precisare, non coltivò soltanto il modello tradizionalista della donna come
sposa e madre, regina della casa, lontana ed estranea da ogni attiva militanza
politica, ma nell'ambito del mito dell' "italiano nuovo" produsse
anche il mito di una "donna nuova"", che coinvolse soprattutto
le giovani fasciste: Durante il ventennio — ha scritto Maria Fraddosio - un
nuovo modello di donna fascista, che presentava caratteri di effettiva
originalità,
venne emergendo con l'ideale della cittadina militante, impegnata
attivamente nella vita del regime, un ideale prodotto dalla cultura vitalistica
e "rivoluzionaria" che aveva permeato il movimento fascista delle
origini. Questa nuova figura femminile fu presa a modello da molte giovani
fasciste a partire dai primi anni trenta, quando il partito cercò di dar vita
al progetto della nazione "guerriera". Proprio in quegli anni si era
sviluppato nell'ambito e fuori dell'organizzazione femminile, un dibattito
sull'importanza della presenza sociale della donna in una nazione che si
preparava alla eventualità di una guerra. Questo nuovo tipo di donna fascista,
come cittadina militante, usciva decisamente dal ristretto ambito del focolare
domestico per partecipare alle attività del partito: ma le conseguenze
dell'acquisizione di funzioni e di responsabilità sociali nuove, da parte delle
donne che scelsero questa militanza, andarono al di là delle stesse intenzioni
del regime. Infatti, l'apprendistato di una mentalità più "sociale",
sensibile ai problemi della collettività, non poteva non comportare, per queste
giovani, una forma di emancipazione, forse non del tutto consapevole, dagli
schemi tradizionali di comportamento; anche se — occorre precisarlo — il
modello fascista della cittadina militante non fu mai alternativo a quello di
"sposa e madre esemplare". La diversificazione del ruolo della
"nuova femminilità", che emancipava le "cittadine
militanti" dalla condizione tradizionale della donna, senza tuttavia nulla
concedere alla concezione emancipazionista del femminismo, sempre avversata e
combattuta dal fascismo, non fu una conseguenza non voluta, determinata da fattori
esterni ed estranei al fascismo, come pure è stato affermato", ma fu
conseguenza di scelte politiche consapevoli, ispirate a una visione dei compiti
della "donna nuova" che erano estranei al modello tradizionalista, ma
erano del tutto coerenti con la concezione totalitaria dell` "italiano
nuovo". (8) Va ricordato inoltre come furono libere di praticare sport e
di frequentare la scuola compresa l'universita': "[..] La riforma del
sistema scolastico del 1923 era dichiaratamente antifemminista, ma tollerava
significativi incrementi della scolarità femminile oltre il livello elementare.
Questo bifrontismo traeva origine dalla concezione dualistica del ruolo
femminile propria del fascismo. Come riproduttrici della razza, le donne
dovevano incarnare i ruoli tradizionali, essere stoiche, silenziose e sempre
disponibili; come cittadine e patriote, dovevano essere moderne, cioè
combattive, presenti sulla scena pubblica e pronte alla chiamata." Questo
a dimostrare come la differensazione messa in atto dal regime, lungi dal voler
incrementare una qualche sorta di discriminazione su presunte superiorita'
intellettuali dell'uomo sulla donna, mirava semplicemente a rimarcare la
diversita' naturale dei sessi, meravigliosamente diversi, ognuno con proprie
specifiche competenze, e percio' complementari.